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Brainandcare_TMS-e-Addiction

Secondo la Società Americana di Medicina dell’Addiction (ASAM), la dipendenza patologica è stata definita come una malattia neurobiologica cronica che presenta fattori genetici, psicosociali e ambientali, i quali influenzano il suo sviluppo e le sue manifestazioni (Lugoboni e Zamboni, 2018). La dipendenza patologica è considerata come una malattia di un cervello che si modella attraverso le sue esperienze. L’uso di qualsiasi droga interferisce con il normale funzionamento cerebrale, alterando percezioni, pensieri, azioni, ricordi soprattutto se l’uso di droghe avviene in una persona di giovane età, il cui cervello è ancora in fase di maturazione, che viene completata solo dopo i 20 anni, con grande variabilità interindividuale. Tutte le droghe e l’alcol, soprattutto in questo periodo, possono causare alterazioni gravi nel funzionamento neuro-psichico dell’individuo.

Utilizzando le moderne tecniche di neuroimmagine, che rappresentano ad oggi uno tra gli strumenti migliori per studiare il cervello, si possono osservare e constatare i cambiamenti nella struttura e nel funzionamento cerebrale sottostanti alla compromissione delle funzioni cognitive nei soggetti che fanno uso di droghe.

La terapia attuale per il trattamento della tossicodipendenza è multimodale e multidisciplinare ed include psicoterapia, terapia comportamentale e farmacoterapia. Tuttavia, l’efficacia di tali trattamenti è altamente variabile. Nonostante la grande varietà di trattamenti disponibili, uno dei maggiori problemi che ci si trova spesso ad affrontare è l’alto tasso di ricaduta a lungo termine. Senza un trattamento esteso, infatti, la maggior parte dei pazienti presenteranno delle ricadute, indipendentemente dalla sostanza d’abuso (Berglund et al., 2003; Dutra et al., 2008).

I recenti tentativi di comprensione delle basi biologiche della dipendenza si sono focalizzati sui circuiti neurali sottostanti la ricompensa e la motivazione, che hanno portato a identificare la neuromodulazione come una possibile modalità di trattamento (Koob e Volkow, 2016). Questa ha lo scopo di alterare l’attività nei circuiti neurali sottostanti il sistema di ricompensa influenzando il funzionamento neuronale ad un livello elettrofisiologico e/o sinaptico (Burchiel et al., 2015; Lozano e Lipsman, 2013).

La stimolazione magnetica transcranica TMS è una tecnica di neuromodulazione, sviluppata nel 1985 ad opera di Barker, che consiste nella produzione di un campo magnetico in grado di indurre attività elettrica nel cervello, modulando in modo sicuro e non invasivo l’attività neurale in specifiche aree cerebrali (Hallett, 2000, 2007; Wagner, Valero-Cabre, & Pascual-Leone, 2007; Polanía, Paulus, & Nitsche, 2011). Inizialmente è state utilizzata come strumento investigativo per indagare l’alterazione dell’eccitabilità corticale negli individui dipendenti da sostanze. Ciò ha permesso di evidenziare per la prima volta gli effetti dell’uso ripetuto di sostanze sulla neurotrasmissione corticale (Barr, Fitzgerald, Farzan, George, & Daskalakis, 2008; Feil & Zangen, 2010). Successivamente, si è dato maggiore interesse al loro potenziale terapeutico per la riduzione di craving e altri comportamenti legati all’abuso.

Negli ultimi vent’anni, lo sviluppo della tecnologia e il miglioramento di procedure sperimentali hanno reso la TMS uno strumento di indagine efficace nelle neuroscienze cognitive in quanto tecnica in grado di valutare l’integrità delle connessioni nervose e di esplorare le funzioni cognitive. Inoltre, la stimolazione a lungo termine può offrire un’applicazione terapeutica che permette di normalizzare livelli di attività corticale che sono alterati in diversi processi patologici.

La stimolazione magnetica transcranica TMS è un trattamento efficace, sicuro ed indolore per trattare le cause dei disturbi, tra cui la dipendenza.

A differenza dei fermaci che curano i sintomi, la TMS agisce sul cervello, andando a stimolare o inibire circuiti cerebrali disconnessi in seguito alla patologia. Il trattamento quindi permette di riconnettere queste aree cerebrali, fornendo un supporto al lungo termine. Aiuta inoltre a riconnettersi con la propria vita. I pazienti spesso riportano benefici come maggiore capacità di concentrazione, migliore qualità del sonno e maggiori capacità di memoria.

Riferimenti

  • Barr, M. S., Fitzgerald, P. B., Farzan, F., George, T. P., Daskalakis, Z. J., 2008. Transcranial magnetic stimulation to understand the pathophysiology and treatment of substance use disorders. Curr Drug Abuse Rev, 1(3):328-39.
  • Berglund, M., Thelander, S., Salaspuro, M., Franck, J., Andreasson, S., Ojehagen, A., 2003. Treatment of alcohol abuse: an evidence-based review. Alcohol. Clin. Exp. Res. 27, 1645–1656.
  • Burchiel, K., Liker, M.A., Lozano, A.M., 2015. Deep brain stimulation: current assessment, new applications, and future innovations. Neurosurg. Focus 38, 1–2.
  • Dutra, L., Stathopoulou, G., Basden, S.L., Leyro, T.M., Powers, M.B., Otto, M.W., 2008. A meta-analytic review of psychosocial interventions for substance use disorders. Am. J. Psychiatry 165, 179–187. l circuits using deep brain stimulation. Neuron 77, 406–424.
  • Dutra, L., Stathopoulou, G., Basden, S.L., Leyro, T.M., Powers, M.B., Otto, M.W., 2008. A meta-analytic review of psychosocial interventions for substance use disorders. Am. J. Psychiatry 165, 179–187. l circuits using deep brain stimulation. Neuron 77, 406–424.
  • Koob, G.F., Volkow, N.D., 2016. Neurobiology of addiction: a neurocircuitry analysis. Lancet Psychiatry 3, 760–773.
  • Feil, J., & Zangen, A., 2010. Brain stimulation in the study and treatment of addiction. Neuroscience & Biobehavioral Reviews, 34: 559–574.
  • Lozano, A.M., Lipsman, N., 2013. Probing and regulating dysfunctiona
  • Lugoboni, F., Zamboni, L., 2018. In Sostanza: Manuale sulle Dipendenze Patologiche. Edizioni CLAD.
  • Polanía, R., Nitsche, M.A., Ruff, C.C., 2018. Studying and modifying brain function with non-invasive brain stimulation. Nat. Neurosci. 21, 174–187.
  • Wagner, T., Valero-Cabre, A., & Pascual-Leone, A., 2007. Noninvasive human brain stimulation. Annual Review of Biomedical Engineering, 9: 527–565.