Recentemente, il celebre cantante Fedez ha dichiarato di avere bisogno di una pausa dai social network, a causa di un periodo di intenso malessere psicologico. Fedez è stato colpito da quello che viene definito “effetto rebound”, ovvero “effetto rimbalzo”, che indica il ritorno acuto dei sintomi della depressione quando si interrompe o diminuisce bruscamente l’assunzione di psicofarmaci. Nel caso specifico, Fedez ha dovuto interrompere l’uso di antidepressivi a causa degli effetti collaterali dati dall’interazione con la terapia farmacologica somministrata a causa del tumore recentemente asportato. Da sempre molto attivo sui social a favore della promozione di un discorso positivo sulla salute mentale, le parole di Fedez sulla malattia mentale e le sue ricadute sono state importanti per portare all’attenzione dell’opinione pubblica il concetto di rebound.
Cos’è l’effetto rebound
Quando l’assunzione di un farmaco viene interrotta bruscamente o ridotta, i sintomi della patologia in cura possono insorgere in modo acuto, talvolta in forma peggiore che in precedenza. Chiamato anche “effetto rimbalzo”, il New Webster’s New World Medical Dictionary lo definisce come «l’inversione di una risposta al ritiro di uno stimolo», che causa «l’aumento della produzione di sintomi negativi quando l’effetto di un farmaco è passato o il paziente non risponde più al farmaco. Se un farmaco produce un effetto di rimbalzo, la condizione per cui è stato usato può tornare ancora più forte, quando il farmaco viene interrotto o perde efficacia».
APPROFODIMENTI
Se non ti senti in forma e temi di soffrire di una forma di ansia o depressione, ci sono alcuni sintomi che puoi tenere d’occhio. Abbiamo pubblicato un articolo che può essere usato come test per capire se si soffre di ansia o depressione e decidere di chiedere un aiuto specialistico:
Test per ansia, stress, depressione: come capire se c’è qualcosa che non va
Effetto rebound: perché succede?
L’effetto rebound è un effetto noto nell’ambito dei farmaci psicotropi ed è collegato al fatto che le strutture su cui intervengono i farmaci si abituano ad avere un funzionamento differente. Questo differente funzionamento è necessario per ottenere l’effetto terapeutico voluto, ma le strutture su cui i farmaci agiscono necessitano di tempi variabili per ritornare al funzionamento di base precedente all’introduzione del farmaco, in dipendenza delle caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche del farmaco e delle caratteristiche individuali della persona.
Poiché l’organismo viene alterato dalla terapia, è necessario modulare gradualmente la diminuzione del farmaco per lasciare alle strutture su cui ha agito il farmaco il tempo di adattarsi. Gli studi indicano che nella manifestazione del rebound potrebbe essere implicata l’alterata regolazione e/o capacità di risposta dei recettori fisiologici coinvolti nel meccanismo d’azione del farmaco.
Purtroppo, non è facile prevedere se un farmaco determinerà l’effetto rebound. Per alcuni farmaci, come per i cortisonici, la necessità di scalare la dose in maniera controllata è nota. Per altre famiglie di farmaci la situazione è invece meno chiara ma, in generale, è più frequente che l’effetto rebound possa verificarsi in caso di prolungata assunzione, sovra-dosaggio, abuso o assunzione di farmaci in autonomia, senza ascoltare l’indicazione di uno specialista.
Alcuni effetti rebound sono transitori e poco gravi, mentre altri possono essere legati a disturbi di difficile gestione e comparire già dopo 24-96 ore.
Effetto rebound: il caso Fedez
Nel suo caso specifico, Fedez ha sofferto di un effetto rebound per l’interruzione dell’uso di antidepressivi, a causa degli effetti collaterali prodotti dall’interazione con altre terapie farmacologiche che sta seguendo. Il cantante ha dichiarato di avere bisogno di un periodo di distanza dai social network, e sugli stessi ha motivato la sua decisione. Una scelta saggia e necessaria, anche a causa del rapporto ormai noto tra social network e depressione.
La rivista scientifica JAMA Network Open ha pubblicato uno studio, condotto su 5.395 americani adulti, che dimostra come i social network, e in particolare Instagram, influiscano negativamente sugli stati depressivi delle persone, anche in età avanzata, soprattutto nei soggetti predisposti.
Capire la correlazione profonda tra depressione e utilizzo dei social network non è semplice. Tuttavia, le ricerche indicano che un utilizzo prolungato e non regolato dei social possa produrre le seguenti esperienze negative:
- Ansia da prestazione. I social promuovono una socialità competitiva, basata sul continuo confronto e sul desiderio di essere costantemente presenti e corrispondere a determinati standard.
- Senso di inadeguatezza. Gli standard sempre più elevati imposti dai social possono generare un pericoloso senso di inadeguatezza negli utenti.
- Paura di essere tagliati fuori. Un fenomeno tipico della vita sui social network è la FOMO (fear of missing out), la paura di rimanere esclusi da quella vita scintillante che – dallo schermo – sembrano vivere tutti gli altri utenti.
- Isolamento. Uno studio dell’Università della Pennsylvania ha scoperto che un elevato utilizzo dei social network aumenta il senso di solitudine. Questo perché i social ci danno l’impressione che le altre persone vivano una socialità molto attiva, facendoci sentire soli per contrasto.
- Depressione e ansia. I social network amplificano il desiderio di socialità, esponendoci continuamente alle interazioni altrui. Eppure, contemporaneamente, ci isolano e non attivano tutte quelle dinamiche neurofisiologiche innescate dalla reale interazione umana e dal contatto fisico. Ciò può alimentare stati di ansia e depressione.
- Cyberbullismo. Circa il 10% degli adolescenti riferisce di essere vittima di bullismo sui social media e molti altri utenti sono soggetti a commenti offensivi.
APPROFODIMENTI
L’eccessivo utilizzo di internet e social network può avere un impatto negativo soprattutto sui più piccoli. Leggi il nostro articolo sulla dipendenza da smartphone:
Dipendenza da smartphone: attenzione al rapporto dei giovani con il web
Libertà e benessere fondano le loro basi nel raggiungimento di una condizione di equilibrio.equilibrio. E la ricerca del giusto equilibrio personale, attraverso percorsi terapeutici costruiti su misura, è uno degli obiettivi dei piani di cura delle cliniche Brain&Care, centri per il benessere psicologico e mentale a Milano, Torino, Rimini, che propongono un approccio multidisciplinare alla salute del paziente, a partire da condizioni di sofferenza quali la depressione, l’ansia, la dipendenza da sostanze e comportamenti come il gioco e la dipendenza dai social.