La malattia di Parkinson può produrre una serie di disturbi non motori (che non dipendono dal movimento), tra cui i disturbi del tono dell’umore come la depressione. Ma qual è la relazione tra depressione e Parkinson? Facciamo chiarezza.
Cos’è la malattia di Parkinson?
Si tratta di una condizione che porta alla perdita di alcune cellule nervose (neuroni) situate in una zona profonda del cervello, che si chiama sostanza nera. Queste cellule producono la dopamina, una sostanza (neurotrasmettitore) che è importante per il funzionamento di un circuito che controlla il movimento. Quando i livelli di dopamina calano consistentemente (oltre il 60% di perdita dei neuroni che producono dopamina) si manifestano i caratteristici sintomi motori: resistenza ai movimenti passivi (rigidità), tremore a riposo, lentezza nei movimenti (bradicinesia), problemi di equilibrio.
Oltre ai sintomi motori, le persone con malattia di Parkinson possono sperimentare sintomi non motori, tra cui i disturbi del tono dell’umore. In particolare, la depressione può colpire il 35-40% dei pazienti con Parkinson. I disturbi depressivi possono verificarsi in qualsiasi momento. Alcuni pazienti possono sviluppare questi disturbi anche prima che si manifestino i problemi motori, altri possono notarli dopo anni di malattia.
Come sono correlati il Parkinson e la depressione?
La prima correlazione è di natura psicologica. La diagnosi di Parkinson spaventa, perché si tratta di una malattia cronica neurodegenerativa che accompagnerà il paziente per tutta la vita, comportando disagi crescenti e limitandone progressivamente l’autonomia. Si genera, quindi, una reazione negativa reattiva di con difficoltà nelle relazioni sociali, difficoltà di accettazione della progressiva invalidità fisica e conseguente impatto sul tono dell’umore.
Eppure, questa spiegazione non esaurisce il nesso tra Parkinson e depressione. La depressione, infatti, è considerata un vero e proprio sintomo non motorio della malattia, al pari del tremore involontario. Entrambi sono causati da cambiamenti nella chimica del cervello, cioè nei processi neuronali che controllano le aree del movimento e dell’umore.
Neurochimica nella malattia di Parkinson
La malattia di Parkinson può causare alcuni cambiamenti nelle aree cerebrali che controllano l’umore. La malattia è infatti caratterizzata dalla riduzione del livello di neurotrasmettitori come la dopamina, la serotonina e la noradrenalina, che possono essere alla base di alcuni disturbi del tono dell’umore, come la depressione.
In questa condizione la depressione non può essere considerata come un semplice fenomeno reattivo alla diagnosi di malattia cronica, ma è correlabile ai meccanismi neurochimici alla base della malattia.
La depressione spesso precede la comparsa dei sintomi motori e rappresenta uno dei sintomi precoci di malattia.
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Diagnosi e trattamento combinati per Parkinson e depressione
Data la correlazione tra le due patologie, in fase di anamnesi lo specialista medico indaga sempre la sintomatologia di entrambe, così da poter formulare un’ipotesi diagnostica solida.
Gli studi sulla relazione tra malattia di Parkinson e depressione dimostrano ancora una volta come il benessere psicofisico sia sempre dato da un equilibrio complesso che coinvolge il funzionamento neuronale, le condizioni fisiche, i fattori ambientali e relazionali. Per questo un approccio terapeutico efficace, che sappia garantire il massimo benessere mentale della persona, deve tenere conto di tutti questi fattori, costruendo un percorso su misura e interdisciplinare.
Come quello del metodo Bonci, ideato dal Prof. Antonello Bonci nei centri di ricerca statunitensi, che unisce la psicoterapia alla terapia farmacologica e, soprattutto, al trattamento TMS. Le cliniche Brain&Care – a Milano, Rimini e Torino – propongono l’esperienza di specialisti di livello internazionale per costruire percorsi terapeutici su misura per trattare numerose patologie e forme di malessere psicofisico, come le dipendenze, la depressione, l’ansia, il disturbo ossessivo compulsivo, il morbo di Parkinson.
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