Le fonti di stress nella nostra quotidianità sono frequentemente intrecciate in relazioni di concausa che rendono difficile intervenire separandole, analizzandole e affrontandole in modo mirato. Questa stessa concatenazione è una forte causa di stress, che nei casi più gravi ma sempre più frequenti può portare a burnout, una sindrome da rapido esaurimento emotivo e fisico che crea una frattura tra noi e i nostri impegni. Come risultato del burnout, possiamo perdere completamente interesse e passione, motivazione, affezione. Una sindrome che può compromettere le nostre relazioni sociali e lavorative, alimentando un circolo vizioso di sofferenza.
Burnout e depressione: le differenze
I sintomi del burnout possono ricordare quelli della depressione, e in effetti le due condizioni condividono molti aspetti in comune. Ciononostante, le differenze tra le due sindromi ci indicano anche approcci parzialmente differenti da seguire.
Se il burnout è scatenato da uno o più fattori attivanti rintracciabili nel tessuto sociale e professionale della persona, la depressione solitamente si manifesta come una condizione più profonda ed estesa, che pur sganciandosi da specifiche cause oggettive può essere da esse aggravata. In particolare, la comunità scientifica ritiene oggi che la depressione sia principalmente legata a un’alterazione della produzione di specifici neurotrasmettitori: serotonina, noradrenalina e dopamina.
Come trattare burnout e depressione
Ciò ci suggerisce che il primo approccio al burnout debba essere comportamentale: è agendo sui fattori scatenanti, rimodulando i propri stili di vita, che è possibile prevenire o risolvere il burnout. Viceversa, la depressione innanzitutto richiede sovente trattamenti di tipo farmacologico, o altri trattamenti medici innovativi come la TMS.
La chiave per un trattamento efficace contro la depressione e contro il burnout è, senza dubbio, l’approccio integrato e multidisciplinare. Solo modulando diversi approcci in base alle esigenze specifiche è possibile dare una risposta soddisfacente a queste due sindromi.
Nella cura della depressione, per esempio, il trattamento di Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) assume un ruolo centrale, ma è fondamentale integrarlo a un percorso psicoterapeutico. Specularmente, il burnout va innanzitutto affrontato attraverso la terapia psicologica e all’intervento sulle condizioni ambientali, ma può ricevere grandissimo aiuto da una specifica applicazione della TMS, capace di riattivare il rilascio di specifici neurotrasmettitori responsabili dell’umore.
Il trattamento di entrambe le sindromi, dunque, deve essere concertato da un team multidisciplinare di professioni medici.
Come funziona la TMS
Circa 12 milioni di persone hanno già ottenuto i benefici terapeutici della TMS, un trattamento ormai sperimentato da 37 anni, che a fronte di grandi risultati non ha dimostrato di causare effetti collaterali.
Le attività neurocerebrali sulle quali agisce sono principalmente 4:
- migliora la plasticità sinaptica;
- migliora il rilascio di specifici neurotrasmettitori;
- aumenta il flusso ematico cerebrale e l’ossigenazione;
- migliora la risposta antinfiammatoria.
La TMS permette dunque di modulare l’attività delle cortecce cerebrali, sondandone al contempo il funzionamento se combinata ad altre tecniche di indagine come l’elettroencefalografia e la risonanza magnetica. È possibile modificare la connettività tra aree cerebrali, introducendo pattern specifici di attività che possono rimodulare specifici stimoli alla base di molteplici patologie o comportamenti. Non solo la depressione, ma anche ansia, disturbo ossessivo compulsivo, disturbo post traumatico, dipendenze da sostanze o comportamentali.
Vi sono anche applicazioni importanti nel trattamento delle forme di dolore neuropatico, come nell’ambito dei disturbi prodotti da danni vascolari, per esempio ischemie o emorragie. In ultimo, la TMS produce risultati importanti nel trattamento di una malattia neurodegenerativa come il Parkinson.
Approccio multidisciplinare al benessere mentale
Lo sviluppo di questi nuovi protocolli terapeutici fondati su un approccio multidisciplinare al malessere mentale è parte integrante di una nuova cultura della salute mentale.
Trattare in modo integrato e polispecialistico disturbi come il burnout o la depressione vuol dire innanzitutto riconoscere la complessità dell’individuo, ponendo al centro non la malattia, ma l’intero equilibrio del suo benessere psicofisico.
Gli studi condotti dal prof. Antonello Bonci, del resto, mostrano come questa metodica integrata permetta di raggiungere risultati altrimenti insperati.
Questa nuova filosofia è il cuore del progetto Brain&Care, che nelle sue cliniche di Milano, Torino e Rimini ha costruito un team polispecialistico che mette le proprie competenze specialistiche al servizio di una presa in carico totale dell’utente e del suo ambiente, accompagnandolo verso una nuova libertà.